Calisto 2015 : ci passeresti la serata

Telefoniamo verso le 13:30 per prenotare una degustazione con praticamente preavviso nullo. “Pronto!”, risponde Stefano Berti  con voce piena, stentorea che però non manca di sapere esprimere ironia. Tutto questo si ritrova con diverse declinazioni nelle sue etichette: si sorride in amicizia con il Rossetto e il Cipria e si parla di belle fanciulle, ci si fa più rigorosi quando si va a discorrere di Sangiovese, sottozone, Predappio e Romagna. Per me, si distingue il Calisto che, dopo una riduzione iniziale, dimostra concretamente di essere un grande vino consegnando un calice giocato sulla frutta macerata, fiori essiccati e un distinto ricordo carnaceo. Non può che essere un sorso succulento, di grande impostazione, che avanza compatto e senza indugi, non lesinando su un tannino fitto, puntuale e totalizzante. Ci passeresti la serata perché è una Riserva che richiede il tuo tempo, la tua attenzione e, soprattutto, la tua cura del calice. Grazie a Stefano per l’accoglienza e grazie a Paolo Gentile per avermi accompagnato.

Grazie a te Gabriele

Il Ravaldo 2017 piacevole , bevibile e territoriale

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Nell’ultimo numero del Gambero Rosso si parla di Predappio

Sull’ultimo numero del Gambero Rosso in un bell’articolo di Emiliano Gucci si parla di Predappio , dei suoi vini e delle storie di chi li produce : lo spunto è l’assegnazione dei Tre Bicchieri a ben tre aziende predappiesi nell’ultima edizione della Guida dei Vini , ma poi l’articolo fornisce una chiave in più per capire uno dei territori che meglio stanno interpretando i cambiamenti in atto e che contribuisce in modo determinante al racconto della Romagna in Italia e nel mondo. Buona lettura .

Assegnato il progetto di restauro e di recupero della Casa del fascio di Predappio

Per ovvi motivi, la casa del Fascio di Predappio è un edificio unico e speciale rispetto ai tanti edifici simili che Mussolini ha voluto realizzare in varie città d’Italia. È speciale fin dal suo progetto, firmato da Arnaldo Fuzzi, ingegnere, classe 1891, iscritto ai fasci di combattimento dal 1921, amico personale del duce e presidente della consulta generale Edilizia e urbanistica del ministero dell’Africa Orientale Italiana. Fuzzi disegna un edificio monumentale e decisamente sovradimensionato (18mila mc) rispetto all’abitato di Predappio di allora, con l’obiettivo di farne un luogo di propaganda non solo per i residenti ma anche per chiunque avesse desiderio di visitare e conoscere il paese di nascita del duce (che oggi ospita anche le sue spoglie). Da qui il nome di “Casa del Fascio e dell’Ospitalità” con cui fu battezzato l’edificio, completato e aperto al pubblico nel 1937, dopo tre anni di lavori nell’area adiacente all’allora Piazza Benito Mussolini, oggi piazza S.Antonio. 

Per la sua inaugurazione fu scelta la data del 21 aprile, giorno natale di Roma. L’avvenimento fu celebrato con un grande ballo notturno alla presenza di Rachele Mussolini, Achille Starace e Galeazzo Ciano: «La Casa del Fascio di Predappio ed i nuovi magnifici locali del Dopolavoro», titolava “Il Popolo di Romagna” raccontando l’avvenimento. Dopo decenni di abbandono, l’attuale sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti (in scadenza tra pochi giorni), ha voluto avviare il complesso percorso per riutilizzare l’immobile, la cui proprietà è stata trasferita dall’Agenzia del Demanio al Comune, applicando le norme del cosiddetto federalismo culturale. La richiesta di trasferimento è stata motivata con un progetto di riutilizzo che è costato infinite polemiche al sindaco che lo ha proposto. Come spiega lo stesso Frassineti (si veda intervista a questo link), l’idea è infatti quella di dedicare l’edificio al racconto e alla comprensione del fascismo in Italia, a partire dalla sua genesi e fino alla sua caduta. E siccome i tempi, evidentemente, non sono ancora maturi per un approccio al fenomeno del fascismo esclusivamente di tipo storico, il progetto di recupero dell’edificio di Predappio – che, come spiegano i documenti dell’epoca, doveva trasmettere «l’ansito e la forza costruttiva dell’epoca fascista» nel luogo «dove ebbe le sue origini gloriose» – è stato accompagnato da infinite polemiche. 

Polemiche che sicuramente vedranno una nuova fiammata, ora che dalle parole si passa ai fatti, con l’aggiudicazione della progettazione definitiva ed esecutiva del restauro e della rifunzionalizzazione della struttura. Il servizio – che include anche la direzione lavori e il coordinamento per la sicurezza – è stato aggiudicato alla cordata guidata dalla società romana Studio Valle Progettazioni, in raggruppamento con gli studi professionali dell’architetto Giancarlo Gatta e dell’ingegnere Alberto Gentili(entrambi con sede a Forlì), oltre a ingegnere Giuseppe Gaspare Amaro e alla società Sqs Ingegneria. La competizione, mandata in gara dall’Unione dei comuni della Romagna forlivese, ha visto un confronto tra 17 cordate ammesse. La fase di restauro del complesso sarà condivisa con la Soprintendenza, sia in generale per il valore storico dell’edificio, sia anche per la salvaguardia e valorizzazione dei materiali di pregio utilizzati. Per le pavimentazioni, per esempio, sono stati impiegati vari tipi di ceramiche, graniti e marmi pregiati, come il cipollino verde, il bardiglio di Carrara, il marmo rosa di Cagli, o il marmo rosa Calacatta Vagli. Un altro aspetto del recupero è quello dell’efficienza energetica, che prevede l’applicazione di un cappotto, oltre al rifacimento di intonaci e tinte. La progettazione sarà realizzata in Bim. Al momento, il progetto di valorizzazione dell’immobile prevede uno spazio da dedicare al museo permanente (su due livelli), arricchito da un centro di documentazione sul ‘900 e da una biblioteca-emeroteca-fonoteca-videoteca. Previsto anche un bookshop, un punto ristoro, varie sale polivalenti e una sala per convegni. L’edificio ospiterà anche gli uffici di un apposito comitato scientifico e della fondazione che gestirà il museo.

di Massimo Frontera

Edilizia & Territorio Il Sole24 Ore Casa del Fascio 2019

Vignaioli contrari

Vignaioli contrari

Quest’anno anche noi partecipiamo alla IV° edizione di Vignaioli contrari , questo il programma

Ore 10.30 • Rocca Rangoni

Inaugurazione con saluto delle Autorità

presso il Cortile d’Onore

Ore 10.45

Apertura stand espositivi e banchi d’assaggio

Ingresso giornaliero con braccialetto € 15,00.
Ingresso ridotto € 10,00
(Associati: Slow Food, AIS, Fisar, Onav, AIES).
Cauzione € 5,00 per calice da degustazione.

Ore 12.00 • sala degustazioni/formaggiaia

Laboratorio – “A tavola col produttore”
BOLLICINE CON E SENZA FONDO
Un viaggio tra rifermentato e metodo classico

4 Tavoli • 4 Produttori • 4 Terroir • 4 Storie da raccontare
conducono la degustazione i Vignaioli:

Antonio Ognibene (Gradizzolo), Giampaolo Isabella (Podere il Saliceto), Lorenzo Simoni (Cavaliera), Prof. Vincenzo Venturelli
“Roulette de vin”: ogni 20 minuti i produttori si spostano da tavolo a tavolo.
Costo laboratorio € 10,00 – 8 vini in degustazione
Prodotti tipici in abbinamento
24 posti disponibli

Ore 15.30 • sala degustazioni/formaggiaia

Laboratorio – “A tavola col Produttore”
LE DONNE DEL VINO
raccontano i propri vini da Vitigni Autoctoni

4 Tavoli • 4 Produttori • 4 Terroir • 4 Storie da raccontare conducono la degustazione i Vignaioli:
Alessia Carli (Rive Col De Fer), Barbara Avellino, Bruna Ferrero (Carussin), Erica Perrino (Testalonga)
“Roulette de vin”: ogni 20 minuti i produttori si spostano da tavolo a tavolo.
Costo Laboratorio € 10,00 – 8 vini in degustazione
Prodotti tipici in abbinamento
24 posti disponibli

Ore 17.00 • Cortile d’Onore

Apertura forma di Parmigiano Reggiano

di vacca bianca modenese del Caseificio di Rosola

Ore 17.30 • sala degustazioni/formaggiaia

Presentazione del libro
LE SENTINELLE DEL NOCINO TRADIZIONALE

Saranno presenti Luca Bonacini, giornalista e l’autore Carlo Bonacini.
Conduce Vania Franceschelli, Presidente Ordine del Nocino Modenese

Ore 19.30 Chiusura manifestazione

È arrivata la bufera, è arrivato il temporale, senza pepe senza sale la minestra non si fa…

maggio 2019

Oggi di acqua ne è arrivata e anche tanta , insieme a vento  molto forte , tuoni e fulmini,  e tuttora sta piovendo . Fatto salvo che i temporali violenti portano acqua , ma molta poi corre via e non viene assorbita dal terreno , ce n’era comunque bisogno e gli agricoltori non possono che gioire . Come previsto è arrivato anche il freddo ma , se non consideriamo il fastidio di doversi di nuovo coprire, la cosa  fa solo piacere perchè comunque rallenta le eventuali infezioni primarie che potrebbero essere partite nei giorni scorsi , soprattutto quelle peronosporiche mentre l’oidio ,si sa,  non va molto d’accordo con le forti piogge . Toccando tutto il ferro possibile per quel che riguarda eventuali grandinate o cataclismi vari , aspettiamo con pazienza il ritorno  del bel tempo per poter continuare in vigna il nostro quotidiano lavoro di cura e premura .

Drink Babe

Jawfish

“Non essendo esattamente l’intellettuale italiano sulla sessantina con la casa in Toscana, quello che si mette a fare non è il vino (di cui non gli importa nulla) ma esattamente il contrario di quello che per noi è, il vino. In sostanza smonta l’idea di vino.
Prima cosa: lo chiama BABE. Un nome evidentemente perfetto per una marca di intimo. Seconda cosa: non si capisce esattamente che vino è. Un rosé, pare. Uvaggio, annata, quelle cose lì, non si sanno. Terza cosa: non c’è la bottiglia, che nel vino è un’icona. È in lattina (in lattina?!). Sì, in lattina. Tipo una Coca-Cola.”

Drink Babe di Roberto Marone

http://www.ilpost.it

Emilia-Romagnavini.it parla di noi e di ancestrale

Ho appena finito di rileggere La Malora, breve ma intenso romanzo di Beppe Fenoglio, che venne pubblicato l’anno dopo la mia nascita. L’incipit, di cui trascrivo solo una piccola parte, “Pioveva su tutte le langhe, lassú a San Benedetto mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra….” mi ha suggerito un qualche pensiero; niente di profondo, difatti in questo mi ritengo meno di un manovale della scrittura. Per la legge degli opposti (non so nemmeno se esiste davvero una legge simile) il triste e duro incipit, così come tutto il contesto in cui si svolgono le vicende di Agostino Braida e della sua sventurata famiglia, mi ha fatto pensare alla primavera, a quanto sia bello poter osservare la vita che si risveglia. Uno dei segnali che ci manda la primavera, oltre a riniti da allergie varie, e la subitanea visone di quel piccolo strato adiposo che ci eravamo ripromessi di smantellare, è la voglia di rifarsi il look. Come la natura che ci circonda, anche noi vorremmo poter rifiorire, e dunque ci serve una linea cosmetica.

In campo vinoso, non potendo far conto sull’efficacia di creme a base di uve, mosti, estratti di vinaccioli vari, massaggi a base di corteccia di viti, non resta che affidarsi alla linea di vini “cosmetica” del nostro Stefano Berti, vignaiolo in Ravaldino in Monte. Oltre a fare vini efficaci nel produrre risvegli di varia natura, a tal proposito bastino alcuni nomi: Rossetto e Cipria, Stefano è anche un bravo restitutore di immagini.

Le immagini che crea, cioè le fotografie che scatta, spesso ci mostrano oggetti e paesaggi comuni, che ripresi da un punto di vista poco conforme, a volte non riconosciamo. Ad esempio è facile scambiare un fauno dei boschi, per un vignaiolo moderno e viceversa. Ma veniamo ai vini: espressioni variopinte di sangiovese, nella MGA Predappio, provenienti dai poco più di 5 ettari vitati che Stefano coltiva e da cui ricava ben quattro rossi e due rosati.

Oggi è primavera, ufficiosamente il trimestre romagnolo del Rossetto, vino uscito per la prima volta con il millesimo 2017. Si tratta di un rifermentato in bottiglia tramite metodo ancestrale, come va per la maggiore oggi, da sole uve sangiovese vinificate in rosato. La bottiglia è chiusa con il tappo corona e con bidule. Dal prossimo anno, cioè la 2018, il migliaio di bottiglie prodotte verranno chiuse solo con il tappo corona. Non vi spaventate se alla vista il vino mostrerà un lieve deposito di lieviti, è un fatto del tutto naturale, essendo per l’appunto, un metodo ancestrale.

Depositi che non impediscono di osservare il bel punto di rosa, ottenuto grazie ad una cippa di macerazione. Non faticherete a riscontrare intensi profumi di fiori, più accentuali nei primi mesi, e di lamponi. Così come è difficile non restare ammaliati dalla freschezza e dalla sapidità, elementi distintivi del Rossetto, resi, off course, più audaci dal contributo dell’effervescenza.

ROSSETTO, Rosato Metodo Ancestrale

Giovanni Solaroli

http://www.emiliaromagnavini.it