Nell’ultimo numero del Gambero Rosso si parla di Predappio

Sull’ultimo numero del Gambero Rosso in un bell’articolo di Emiliano Gucci si parla di Predappio , dei suoi vini e delle storie di chi li produce : lo spunto è l’assegnazione dei Tre Bicchieri a ben tre aziende predappiesi nell’ultima edizione della Guida dei Vini , ma poi l’articolo fornisce una chiave in più per capire uno dei territori che meglio stanno interpretando i cambiamenti in atto e che contribuisce in modo determinante al racconto della Romagna in Italia e nel mondo. Buona lettura .

Il vino e l’esibizionismo social

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Hai visto su Féisbuc le mie bevute di ieri? Sono andato da Gigione Lo Zozzone e mi sono fatto una verticale di Monfortino dal ’53 al ’98”. “Eh, figo! Io invece ho appena messo su Instagram le foto della comunione di mia nipote, due Salon ’88, due Cristal ’92 e l’Oenothèque ’69 di mia suocera, da paura!”. “Cavolo, dell’88 io ho bevuto il Clos du Mesnil l’altra sera dal kebabbaro di via Fioravanti, hai visto sulla mia ultima story?”. “Pensa che da quel kebabbaro mi sono sparato un La Tâche ’47 ancora in gran forma, il dramma è che mi si era scaricato lo smartphone…” “Vabbe’, allora è come se non lo avessi bevuto”. Posso dirlo francamente, che mi sono rotta le balle di avere la bacheca intasata di Krug, Romanée Conti, Château Margaux e compagnia cantante? Pure la zia Peppina, ormai, mi snocciola le sue bevute di Grande Année, P2 e Belle Époque! Magari la mia è solo invidia, e neanche tanto sana. Però la faccenda inizia a irritarmi, deprimermi, e pure annoiarmi (non necessariamente in quest’ordine). Da un po’ di tempo a questa parte osservo un trend oscillante fra l’esibizionismo e il voyerismo, tra l’autocompiacimento e la masturbazione, che poco c’entra con la condivisione e con la comunicazione del vino. Saggiamente, l’amico Emanuele Giannone ha sentenziato “la comunicazione costa tempo, il riconoscimento no” e questa cosa mi ha fatto riflettere. Siamo tutti riconosciuti (e riconoscibili) per le bevute che sfoggiamo? Tanto più figa è la bottiglia che teniamo a portata di click, quanto più fighi, stimabili, ammirabili e invidiabili risultiamo noi, a prescindere da ciò che raccontiamo? Stando a quanto vedo ultimamente, pare proprio di sì. Su una batteria di bottiglie aperte, quella che finisce sui social è sempre la più prestigiosa. Che poi il contenuto del post sia pressoché nullo a livello di informazione, credibilità, critica, o semplicemente di ricerca e originalità, poco importa. Un’immagine ben confezionata, accompagnata dallo slogan “definitivo”, “unico”, “assoluto”, “top”, e il gioco è fatto. Ormai, quando vedo la foto di un Dom Pérignon, a me sale la carogna. L’obiettivo non è (quasi) più la condivisione di una grande emozione o di una bella esperienza, l’analisi, la riflessione o la scoperta, ma è lo sgargiante, roboante e fulmineo sfoggio di un lustro irraggiungibile ai più. Anche per il vino sta diventando una faccenda di emulazione e ostentazione. Peraltro, la maggior parte dei vini che vedo sfilare sulla mia home page io non li ho neppure mai assaggiati, e spesso mi chiedo dove la gente trovi i soldi per comprarseli. Per me rimane un mistero. Ma anche volendo tralasciare il (non trascurabile) aspetto economico, la sensazione è che lo scopo sia diventato quello di ottenere visibilità, piuttosto che condividere contenuti e offrire spunti di riflessione. “Più che un orientamento, è una sorta di adescamento”, ha detto ancora il saggio Giannone. A me sembra un’ipertrofia del Bar Sport, dove si giocava a chi la sparava più grossa, tra un frizzantino e una birretta. Con la differenza che, lì, tutto si esauriva nelle quattro mura del bar.

Lisa Foletti  su Intravino

Assegnato il progetto di restauro e di recupero della Casa del fascio di Predappio

Per ovvi motivi, la casa del Fascio di Predappio è un edificio unico e speciale rispetto ai tanti edifici simili che Mussolini ha voluto realizzare in varie città d’Italia. È speciale fin dal suo progetto, firmato da Arnaldo Fuzzi, ingegnere, classe 1891, iscritto ai fasci di combattimento dal 1921, amico personale del duce e presidente della consulta generale Edilizia e urbanistica del ministero dell’Africa Orientale Italiana. Fuzzi disegna un edificio monumentale e decisamente sovradimensionato (18mila mc) rispetto all’abitato di Predappio di allora, con l’obiettivo di farne un luogo di propaganda non solo per i residenti ma anche per chiunque avesse desiderio di visitare e conoscere il paese di nascita del duce (che oggi ospita anche le sue spoglie). Da qui il nome di “Casa del Fascio e dell’Ospitalità” con cui fu battezzato l’edificio, completato e aperto al pubblico nel 1937, dopo tre anni di lavori nell’area adiacente all’allora Piazza Benito Mussolini, oggi piazza S.Antonio. 

Per la sua inaugurazione fu scelta la data del 21 aprile, giorno natale di Roma. L’avvenimento fu celebrato con un grande ballo notturno alla presenza di Rachele Mussolini, Achille Starace e Galeazzo Ciano: «La Casa del Fascio di Predappio ed i nuovi magnifici locali del Dopolavoro», titolava “Il Popolo di Romagna” raccontando l’avvenimento. Dopo decenni di abbandono, l’attuale sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti (in scadenza tra pochi giorni), ha voluto avviare il complesso percorso per riutilizzare l’immobile, la cui proprietà è stata trasferita dall’Agenzia del Demanio al Comune, applicando le norme del cosiddetto federalismo culturale. La richiesta di trasferimento è stata motivata con un progetto di riutilizzo che è costato infinite polemiche al sindaco che lo ha proposto. Come spiega lo stesso Frassineti (si veda intervista a questo link), l’idea è infatti quella di dedicare l’edificio al racconto e alla comprensione del fascismo in Italia, a partire dalla sua genesi e fino alla sua caduta. E siccome i tempi, evidentemente, non sono ancora maturi per un approccio al fenomeno del fascismo esclusivamente di tipo storico, il progetto di recupero dell’edificio di Predappio – che, come spiegano i documenti dell’epoca, doveva trasmettere «l’ansito e la forza costruttiva dell’epoca fascista» nel luogo «dove ebbe le sue origini gloriose» – è stato accompagnato da infinite polemiche. 

Polemiche che sicuramente vedranno una nuova fiammata, ora che dalle parole si passa ai fatti, con l’aggiudicazione della progettazione definitiva ed esecutiva del restauro e della rifunzionalizzazione della struttura. Il servizio – che include anche la direzione lavori e il coordinamento per la sicurezza – è stato aggiudicato alla cordata guidata dalla società romana Studio Valle Progettazioni, in raggruppamento con gli studi professionali dell’architetto Giancarlo Gatta e dell’ingegnere Alberto Gentili(entrambi con sede a Forlì), oltre a ingegnere Giuseppe Gaspare Amaro e alla società Sqs Ingegneria. La competizione, mandata in gara dall’Unione dei comuni della Romagna forlivese, ha visto un confronto tra 17 cordate ammesse. La fase di restauro del complesso sarà condivisa con la Soprintendenza, sia in generale per il valore storico dell’edificio, sia anche per la salvaguardia e valorizzazione dei materiali di pregio utilizzati. Per le pavimentazioni, per esempio, sono stati impiegati vari tipi di ceramiche, graniti e marmi pregiati, come il cipollino verde, il bardiglio di Carrara, il marmo rosa di Cagli, o il marmo rosa Calacatta Vagli. Un altro aspetto del recupero è quello dell’efficienza energetica, che prevede l’applicazione di un cappotto, oltre al rifacimento di intonaci e tinte. La progettazione sarà realizzata in Bim. Al momento, il progetto di valorizzazione dell’immobile prevede uno spazio da dedicare al museo permanente (su due livelli), arricchito da un centro di documentazione sul ‘900 e da una biblioteca-emeroteca-fonoteca-videoteca. Previsto anche un bookshop, un punto ristoro, varie sale polivalenti e una sala per convegni. L’edificio ospiterà anche gli uffici di un apposito comitato scientifico e della fondazione che gestirà il museo.

di Massimo Frontera

Edilizia & Territorio Il Sole24 Ore Casa del Fascio 2019

Vignaioli contrari

Vignaioli contrari

Quest’anno anche noi partecipiamo alla IV° edizione di Vignaioli contrari , questo il programma

Ore 10.30 • Rocca Rangoni

Inaugurazione con saluto delle Autorità

presso il Cortile d’Onore

Ore 10.45

Apertura stand espositivi e banchi d’assaggio

Ingresso giornaliero con braccialetto € 15,00.
Ingresso ridotto € 10,00
(Associati: Slow Food, AIS, Fisar, Onav, AIES).
Cauzione € 5,00 per calice da degustazione.

Ore 12.00 • sala degustazioni/formaggiaia

Laboratorio – “A tavola col produttore”
BOLLICINE CON E SENZA FONDO
Un viaggio tra rifermentato e metodo classico

4 Tavoli • 4 Produttori • 4 Terroir • 4 Storie da raccontare
conducono la degustazione i Vignaioli:

Antonio Ognibene (Gradizzolo), Giampaolo Isabella (Podere il Saliceto), Lorenzo Simoni (Cavaliera), Prof. Vincenzo Venturelli
“Roulette de vin”: ogni 20 minuti i produttori si spostano da tavolo a tavolo.
Costo laboratorio € 10,00 – 8 vini in degustazione
Prodotti tipici in abbinamento
24 posti disponibli

Ore 15.30 • sala degustazioni/formaggiaia

Laboratorio – “A tavola col Produttore”
LE DONNE DEL VINO
raccontano i propri vini da Vitigni Autoctoni

4 Tavoli • 4 Produttori • 4 Terroir • 4 Storie da raccontare conducono la degustazione i Vignaioli:
Alessia Carli (Rive Col De Fer), Barbara Avellino, Bruna Ferrero (Carussin), Erica Perrino (Testalonga)
“Roulette de vin”: ogni 20 minuti i produttori si spostano da tavolo a tavolo.
Costo Laboratorio € 10,00 – 8 vini in degustazione
Prodotti tipici in abbinamento
24 posti disponibli

Ore 17.00 • Cortile d’Onore

Apertura forma di Parmigiano Reggiano

di vacca bianca modenese del Caseificio di Rosola

Ore 17.30 • sala degustazioni/formaggiaia

Presentazione del libro
LE SENTINELLE DEL NOCINO TRADIZIONALE

Saranno presenti Luca Bonacini, giornalista e l’autore Carlo Bonacini.
Conduce Vania Franceschelli, Presidente Ordine del Nocino Modenese

Ore 19.30 Chiusura manifestazione

È arrivata la bufera, è arrivato il temporale, senza pepe senza sale la minestra non si fa…

maggio 2019

Oggi di acqua ne è arrivata e anche tanta , insieme a vento  molto forte , tuoni e fulmini,  e tuttora sta piovendo . Fatto salvo che i temporali violenti portano acqua , ma molta poi corre via e non viene assorbita dal terreno , ce n’era comunque bisogno e gli agricoltori non possono che gioire . Come previsto è arrivato anche il freddo ma , se non consideriamo il fastidio di doversi di nuovo coprire, la cosa  fa solo piacere perchè comunque rallenta le eventuali infezioni primarie che potrebbero essere partite nei giorni scorsi , soprattutto quelle peronosporiche mentre l’oidio ,si sa,  non va molto d’accordo con le forti piogge . Toccando tutto il ferro possibile per quel che riguarda eventuali grandinate o cataclismi vari , aspettiamo con pazienza il ritorno  del bel tempo per poter continuare in vigna il nostro quotidiano lavoro di cura e premura .

Il Rossetto per Yuniko

Rossetto 2018 Stefano Berti

2019-04-24 20:11:45 | Veneto, Emilia Romagnaヴェネト、エミリア
Rossetto 2018 Stefano Berti

ステファノ氏のワインの大ファンである。

本当の自然派だが、自然派によくある臭みはなく、心を癒してくれるような優しさがある。
値段も正直で、お財布にも優しい。

そのステファノ氏のロゼがマルコのところに届いた。
届いたよーというので早速頼む。

発泡でないロゼワインもあるが、これは発泡。いや、微発泡の部類に入る。

最近流行りのアンチェストラーレ、昔ながらの製法、ボトルでの再発酵。

品種は、エミリアロマーニャのサンジョヴェーゼ。

ところで、ラベルにヴィンテージの表記がない。。。

とても綺麗な桜色。
スプマンテではなく、発泡性のワイン。
だから、グラスに最初に鼻を突っ込んだ時にブワ〜と来る(ちょっと嫌な)感じがなく、しかし、決して泡が弱くもなくちょうど良い。

香りはやや弱い。
本当はもう少し欲しいところではあるが。
ほのかな、桜を思わせるような香りと、木苺の甘いような、ほろ苦いような香り、熟しかけのイチゴの香りなど。

口に含むと、とにかく優しい。
酸味が綺麗だが、それよりほろ苦さが出る。木苺とりんごの味が余韻に残る。
残念ながら余韻は短い。
フルーツの味が出たと思うと、ふっと消えてしまう。ここもちょっと残念。

でも、時には、余韻の長さは問題がなくなる。
飲みやすくて、身体に優しい。
くいっといける。
気取らず、ググッと飲める。
この軽やかさが、これからの季節にはとても良い。++(+)

Drink Babe

Jawfish

“Non essendo esattamente l’intellettuale italiano sulla sessantina con la casa in Toscana, quello che si mette a fare non è il vino (di cui non gli importa nulla) ma esattamente il contrario di quello che per noi è, il vino. In sostanza smonta l’idea di vino.
Prima cosa: lo chiama BABE. Un nome evidentemente perfetto per una marca di intimo. Seconda cosa: non si capisce esattamente che vino è. Un rosé, pare. Uvaggio, annata, quelle cose lì, non si sanno. Terza cosa: non c’è la bottiglia, che nel vino è un’icona. È in lattina (in lattina?!). Sì, in lattina. Tipo una Coca-Cola.”

Drink Babe di Roberto Marone

http://www.ilpost.it

Emilia-Romagnavini.it parla di noi e di ancestrale

Ho appena finito di rileggere La Malora, breve ma intenso romanzo di Beppe Fenoglio, che venne pubblicato l’anno dopo la mia nascita. L’incipit, di cui trascrivo solo una piccola parte, “Pioveva su tutte le langhe, lassú a San Benedetto mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra….” mi ha suggerito un qualche pensiero; niente di profondo, difatti in questo mi ritengo meno di un manovale della scrittura. Per la legge degli opposti (non so nemmeno se esiste davvero una legge simile) il triste e duro incipit, così come tutto il contesto in cui si svolgono le vicende di Agostino Braida e della sua sventurata famiglia, mi ha fatto pensare alla primavera, a quanto sia bello poter osservare la vita che si risveglia. Uno dei segnali che ci manda la primavera, oltre a riniti da allergie varie, e la subitanea visone di quel piccolo strato adiposo che ci eravamo ripromessi di smantellare, è la voglia di rifarsi il look. Come la natura che ci circonda, anche noi vorremmo poter rifiorire, e dunque ci serve una linea cosmetica.

In campo vinoso, non potendo far conto sull’efficacia di creme a base di uve, mosti, estratti di vinaccioli vari, massaggi a base di corteccia di viti, non resta che affidarsi alla linea di vini “cosmetica” del nostro Stefano Berti, vignaiolo in Ravaldino in Monte. Oltre a fare vini efficaci nel produrre risvegli di varia natura, a tal proposito bastino alcuni nomi: Rossetto e Cipria, Stefano è anche un bravo restitutore di immagini.

Le immagini che crea, cioè le fotografie che scatta, spesso ci mostrano oggetti e paesaggi comuni, che ripresi da un punto di vista poco conforme, a volte non riconosciamo. Ad esempio è facile scambiare un fauno dei boschi, per un vignaiolo moderno e viceversa. Ma veniamo ai vini: espressioni variopinte di sangiovese, nella MGA Predappio, provenienti dai poco più di 5 ettari vitati che Stefano coltiva e da cui ricava ben quattro rossi e due rosati.

Oggi è primavera, ufficiosamente il trimestre romagnolo del Rossetto, vino uscito per la prima volta con il millesimo 2017. Si tratta di un rifermentato in bottiglia tramite metodo ancestrale, come va per la maggiore oggi, da sole uve sangiovese vinificate in rosato. La bottiglia è chiusa con il tappo corona e con bidule. Dal prossimo anno, cioè la 2018, il migliaio di bottiglie prodotte verranno chiuse solo con il tappo corona. Non vi spaventate se alla vista il vino mostrerà un lieve deposito di lieviti, è un fatto del tutto naturale, essendo per l’appunto, un metodo ancestrale.

Depositi che non impediscono di osservare il bel punto di rosa, ottenuto grazie ad una cippa di macerazione. Non faticherete a riscontrare intensi profumi di fiori, più accentuali nei primi mesi, e di lamponi. Così come è difficile non restare ammaliati dalla freschezza e dalla sapidità, elementi distintivi del Rossetto, resi, off course, più audaci dal contributo dell’effervescenza.

ROSSETTO, Rosato Metodo Ancestrale

Giovanni Solaroli

http://www.emiliaromagnavini.it

Di buone intenzioni …

Aprile 19

Dopo un inizio marzo primaverile e tiepido adesso un aprile uggioso e incerto, quasi freddo . Le vigne sono partite pimpanti , ci sono già i grappolini distesi e attacchi di nottue o di sigarai non ne abbiamo visti . Certo non ci sono state grandi piogge ed è difficile pensare di poter affrontare la stagione estiva con l’acqua attualmente nelle falde , per evitare il crearsi di criticità ne serve ancora e , a questo punto, si spera che la faccia diluita nel tempo ma , si sa , di buone intenzioni è lastricato l’inferno .

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