Il commissario europeo all’agricoltura, Mariann Fischer Boel, ha spiegato che il settore agricolo dovrà cambiare in modo radicale per fronteggiare la sostanziale riduzione degli attuali 45 miliardi di euro annui di aiuti agricoli prevista per il dopo 2013, che comprenderà l’abolizione di quasi tutte le misure distorsive del mercato. Annunciando cambiamenti epocali per la molto criticata politica agricola comune, Fischer Boel ha dichiarato :” Penso che tutti sappiano che ci saranno meno soldi disponibili… perciò è necessario discutere con Stati membri e agricoltori su come adeguarsi. Ritengo che ci sarà un aumento nel numero di agricoltori part time. Continueranno a vivere nelle campagne, ma avranno bisogno di un reddito al di fuori del settore agricolo”. Allarmato da queste dichiarazioni, dato che non saprei che altro lavoro inventarmi e neanche quando eventualmente poterlo fare, ho telefonato a mio fratello Alessandro, che ne sa sempre una più del diavolo, che mi ha detto:” Stefano ,non ti preoccupare, ci sono sempre due lavori che donne e uomini possono fare con successo senza averli mai praticati: la prostituta e il giornalista sportivo”.
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…Romagna in fiore…
Carpe diem
Sarà anche vero che se va avanti così caldo e senza pioggia, quest’estate facilmente ci sarà ben poca acqua sia per le piante sia per noi, che a marzo una non improbabile gelata si porterà via tutta la produzione del 2007 sia di uva sia del resto, che insomma stiamo ballando sul Titanic che affonda e sarà un gran bel problema, ma nel frattempo, visto che fra l’altro non c’è molto da fare, godo in vigna di queste belle giornate di febbraio.
Consigli contro natura
Succede, qualche volta, che venendo a sapere che sono un produttore di vino, qualcuno mi chiede qualche consiglio su come lavorare in vigna per ottenere un prodotto migliore. ‘E successo qualche giorno fa all’azienda agricola di Fabio a Dovadola, un posto bellissimo del nostro appennino a pochi chilometri da Castrocaro Terme, 150 ettari a circa 300 m. s.l.m., con vacche e vitelli di razza romagnola, cavalli da salto, pecore e capre varie e naturalmente una vigna di Sangiovese di sei anni. A parte i sesti d’impianto effettivamente un po’ troppo larghi il resto era una bellezza:
esposizione in pieno sud con orientamento dei filari nord-sud, terreno calcareo-argilloso un po’ sottile con tanta roccia sotto, potatura a guyot, poca vigoria quindi poco legno, inerbimento nell’interfila e lavorazione meccanica sotto le viti, nel 2006 la produzione per ettaro è stata di circa 50 quintali con un grado alcolico potenziale di 13°,70. Insomma tutto quello che un produttore vorrebbe per portare in cantina un’ottima uva senza poi doversi sforzare più di tanto, dato che, per esempio, non viene fatto neanche il diradamento. Il problema è che essendo la fossa di scarico di una cantina sociale la destinazione finale di tutto questo ben di Dio, i consigli non dovevano essere finalizzati ad un miglioramento della qualità ma ad un sostanzioso aumento della quantità di uva prodotta, che nel caso specifico è anche impresa ardua data la naturale vocazione alla qualità. Peccato, un’altra occasione persa per fare del buon vino.
Romagna mia…
“…La nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un oggetto staccato e astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati. Che cosa ci dice l’odorato, e il palato, quando sorseggiamo un vino prodotto in un luogo, in un paesaggio che non abbiamo mai visto, da una terra in cui non abbiamo mai affondato il piede, e da gente che non abbiamo mai guardato negli occhi, e allla quale non abbiamo mai stretto la mano? Poco, molto poco.”
Da “Vino al vino” di Mario Soldati.
Strani cru
A Forlì neanche noi vignaioli ci facciamo mancare niente, infatti dopo la rotonda spartitraffico con le palle da golf giganti, quella con un microchip alto 6 metri, quella con la mega fontana e le infinite con il classico ulivo secolare direttamente dalle Murge, finalmente, in località Carpena, abbiamo quella con un bel vigneto. La meritoria iniziativa, mi dicono fonti ben informate, è dell’Associazione Strada dei vini e dei sapori dei colli di Forlì e Cesena che in questo modo si conferma piena di brillanti idee, di iniziative efficaci e significative.
Attendiamo con ansia le prime vinificazioni.
Identità
La mia impressione del convegno di sabato a Faenza sulle identità del Sangiovese di Romagna(winesurf.it) è che le cose dette sono l’inizio di un lavoro molto lungo che abbiamo davanti e che certamente ha un’importante parte tecnico-scientifica-burocratica, per quel che riguarda zonazioni, ricerche ampelografiche, disciplinari, sottozone,etc…, ma che soprattutto ha la sua parte fondamentale nel lavoro che noi produttori faremo nelle nostre vigne e cantine. Che sostanzialmente vuol dire produrre delle buone-ottime -eccellenti uve e lavorarle con quello che io chiamerei “rispetto”. In questo modo emergeranno le differenze, le peculiarità, le caratteristiche e le espressioni di cui è fatta ogni zona d’origine, e su questo percorso storico e identitario si potrà costruire e ottenere dei risultati. Ci vorrà molto tempo, forse più di quello che immaginiamo, ma forse è bene rimboccarsi le maniche e cominciare.
Quando il marketing sa di tappo!
Sabato 27 gennaio 2007, a Faenza, presso la Sala Convegni della Banca di Romagna in Via P. Costa n.3 ci sarà una giornata di confronto sull’identità del Sangiovese di Romagna ( e altro) dal titolo “Romagna lingua madre”. Alla mattina dalle 10 ci saranno interventi di Fabio Giavedoni, Giorgio Melandri,Gianni Fabrizio, Remo Cappelloni, Paolo Zaccaria e Ernesto Gentili. Alle 13 pranzo all’Osteria della Sghisa e al pomeriggio dalle 15 interventi di Roberto Rondinelli, Cristina Geminiani, Giancarlo Mondini, Elena Pantaleoni e Guido Tampieri. Dalle 17 aperitivo e degustazione libera dei vini portati dai produttori presso il cortile de “La Baita” da Robertone in Via Naviglio.
Impressioni di….
Giovedì sera ci siamo ritrovati a Cesena, a casa di Fiorenzo Valbonesi, architetto e progettista di cantine e non solo, per una cena fra amici e per assaggiare un po’ di vini. Ognuno ha portato una bottiglia che è stata bevuta alla cieca e questo è l’elenco dei vini con qualche commento espresso da alcuni partecipanti alla serata.
- Azienda Agricola Calonga, Sangiovese di Romagna DOC Superiore Riserva Michelangiolo 2000. Quello che si dice un sangiovese con le palle ancora nel pieno della sua forza.
- Castello di Ama L’Apparita 1998. Un merlot bello pieno, con una nota balsamica che sembrava una Fischermann, che “forse” non vale i cento euro che costa.
- Azienda Agricola Castelluccio, IGT Sangiovese Ronco dei Ciliegi 2000. All’inizio qualcuno l’aveva preso per uno syrah, comunque è uscito benissimo, molto piacevole.
- Arnaldo Caprai, Sagrantino di Montefalco DOCG 25 anni 2003. Il più gettonato per un ipotetico primo posto. L’unico difetto la gioventù.
- Firriato Sicilia Rosso Harmonium 2003. Un nero d’avola fra i migliori con le classiche cicciosità ovunque che lo fanno il vino classico per i tre bicchieri.
- Oneus 2004 un malbec argentino di cui non ricordo il nome dell’azienda.
- Palacio de Otazu, Spagna, Navarra, Altar 2004. Un taglio 80% cabernet sauvignon e 20% merlot. Insieme all’argentino è il vino che ha meno impressionato probabilmente per l’origine provinciale e l’ignoranza enologica dei partecipanti alla serata.
Alla fine i vari cru di nocino prodotti da Fiorenzo hanno spazzato via tutto lasciando solo queste vaghe impressioni.
Weather report
Di solito non mi preoccupo mai se fa troppo freddo o troppo caldo quando ci si dovrebbe aspettare il contrario, e non credo che le temperature di questo periodo, molto al di sopra delle medie stagionali, siano il segno di una imminente desertificazione della Romagna. Oggi nel campo a piantar viti si stava benissimo, solo che se va avanti così ci troveremo le piante già germogliate a febbraio e allora davvero non so se ci troveremo mai ad assaggiare i vini dell’annata 2007.