Lavori in corso



L’inizio del nuovo anno è sempre un periodo denso di lavori da fare. In cantina ci sono da preparare gli assemblaggi, cioè i “tagli”, del Ravaldo e del Calisto 2006, quindi travasi, spostamenti di barriques, lavaggi e poi bisogna mettere nei cartoni tutte le bottiglie di Calisto 2005 e fare i bancali da mettere in magazzino. Nelle vigna stiamo andando avanti con la potatura, siamo a buon punto, cioè oltre la metà, ma visto che siamo in due è meglio darsi da fare, che significa sfruttare tutte le giornate in cui è possibile lavorare all’aperto. Stiamo anche piantando 1/2 ettaro di vigna nuova, naturalmente Sangiovese: avevamo già sistemato i pali alla fine del 2006, adesso stiamo terminando di piantare le viti, poi metteremo fili, tutori, braccetti mobili e tendifilo. Oltre a queste cose ci sono da fare( per fortuna !) un po’ di consegne a cui nel limite del possibile provvedo personalmente e poi per non farci mancare niente ci sono da seguire e chiudere alcune questioni burocratico-amministrative che ti fanno perdere un sacco di tempo, con scarsi risultati pratici. Spero, anzi sono certo, che tutto questo affannarsi porterà a qualcosa di buono.

Natale 2006

” La nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla segretamente. Mentre egli rifletteva su questo, ecco un Angelo del Signore, gli apparve in sogno, dicendo: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perchè colui che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa darà alla luce un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perchè sarà lui che salverà il popolo suo dai suoi peccati. E tutto questo avvenne affinchè s’adempisse quello che era stato annunziato dal Signore per mezzo del profeta che disse: Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio e lo chiameranno col nome di Emmanuele, che vuol dire, Dio con noi. Giuseppe svegliatosi fece come l’Angelo aveva ordinato, e prese la sua moglie con sè.

E senza che l’abbia conosciuta, diede alla luce un figlio, e lo chiamò Gesù. ( Matteo 18-25)

Parole d’ordine

Quando ho iniziato nel 2000 a fare vino da imbottigliare la cosa fondamentale era produrre dell’ottima uva perchè da quella avremmo fatto un ottimo vino, quindi potature corte, diradamenti, raccolte con maturazioni perfette, analisi, consulenze esterne, etc… tutte le energie dovevano andare lì. Al Vinitaly facevi assaggiare il vino e magicamente ti dicevano.” Ne voglio 600… ne voglio 1200…” e via così. Neanche il tempo di capire dove eri finito, che dopo tre anni la parola d’ordine cambiò e divenne : commercializzare. Quindi ci volevano le persone giuste, dei professionisti che conoscevano il mercato e i suoi segreti e che ti avrebbero permesso di vendere tranquillamente tutta la tua produzione, naturalmente dovevi dargli il 15% sul venduto, ma questi sono particolari irrilevanti. Fai appena in tempo a capire che in tutto questo traffico tu sei quello che rischia di più e in proporzione guadagna meno, che di nuovo come d’incanto la parola d’ordine diventa un’altra: comunicare.

Sarebbe bello a questo punto sapere anche cosa, come, quando, a chi e dove.

Enotecari e ristoratori morosi

Fra i clienti che abbiamo un 60 % paga regolarmente, il rimanente 40 % paga a 120 gg, 180 gg, 240 gg ed anche a 360 gg, tanto per non farci mancare niente: in pratica è la sagra dell’assegno post datato. Noi i nostri fornitori li paghiamo a 30 gg, 60 gg e 90 gg quando va grassa e guai a sgarrare. Questo malcostume è sicuramente frutto della calata di braghe dei rappresentanti nel momento in cui il mercato ha smesso di tirare, di alcuni grossi produttori che pur di non rimanere bottiglie in cantina hanno svenduto e fatto da banca ai clienti, ma soprattutto di enotecari e ristoratori (il 40%) che non sapendo fare il loro mestiere hanno iniziato a fare la politica del ” se mi vuoi vendere il vino le condizioni le faccio io se no ciao, che di vino come il tuo ne trovo quanto ne voglio”.

Francamente non è bello.

Mucche alcolizzate

Il famoso(?) chef giapponese Akio Yamamoto durante una sua visita in Australia presso l’allevamento che gli fornisce le mucche  di razza wagju per il suo ristorante, ha suggerito di aggiungere vino di qualità alla razione solita di mangime delle bovine. Si è così iniziato a dare alle mucche una bottiglia di Cabernet Sauvignon o Shiraz una volta al giorno. Dato il peso gli animali non si ubriacano ma comunque si calmano e migliorano il loro appetito. Tendono a mangiare di più e si suppone che quindi apprezzino il sapore del vino. Anche la qualità della carne sembra migliorare, sia come sapore, sia come colore e durata nel tempo.

Si aprono forse nuovi sbocchi di mercato anche per il vino italiano ?

Banco d’assaggio

Sabato 25 novembre 2006 al Padiglione delle Feste del Grand Hotel delle Terme di Castrocaro Terme (FC) dalle 14 alle 20 si terrà il banco d’assaggio di tutte le aziende emiliano-romagnole presenti nella Guida Vini D’Italia 2007 pubblicata dal Gambero Rosso e Slow Food Editore.
Noi ci saremo e sarà una buona occasione per assaggiare,commentare e fare quattro chiacchere insieme.

Calisto 2004

Da la Notizia del giorno di Paolo Massobrio:

“Assaggio a sorpresa ieri sera dei due vini del produttore Stefano Berti di Forlì. I suoi Sangiovese di Romagna Ravaldo e Calisto 2004 sono risultati eccezionali. Più ricco il Calisto( che abbiamo preferito) dal colore rubino molto intenso e concentrato, note di prugna intense, impatto morbido, pieno, di lunga persistenza con una nota quasi dolce, per uno dei migliori Sangiovese di Romagna oggi sul mercato. Una bottiglia costa sui 19 euro. Una produzione del genere dovrebbe essere polverizzata dagli intenditori. Figura tra i 500 migliori vini d’Italia recensiti su L’ascolto del vino di Paolo Massobrio e Marco Gatti.

Grosse responsabilità

“…Attraverso un questionario compilato da 504 studenti di 46 istituti superiori della provincia veneta, si è giunti alla conclusione che i ragazzi di oggi hanno un pene più piccolo rispetto a quello dei coetanei della generazione precedente. Infatti tra i 372 diciottenni che hanno poi accettato di sottoporsi a visita andrologica è emerso il cambiamento registrato nelle strutture gonadiche.

Fra le cause ci sono i diserbanti, i farmaci veterinari e le diossine…” (tratto da www.teatronaturale.it).

Dopo avere scoperto, in quanto agricoltore, di essere responsabile dell’accorciamento del pisello di qualcuno, mi sento davvero male.

Buono non basta più !

Sul numero 22 della rivista Slow Food Piero Sardo scrive:”… ‘E forse giunto il tempo di abbattere uno dei totem della degustazione, assaggiando a bottiglie scoperte, tenendo davanti al naso non solo il bicchiere, ma anche l’autocertificazione dell’azienda, che racconta tutto di come ha fatto quel vino, di come lavora in vigna, di che lieviti usa e che vitigni e che legni. Un’autocertificazione di cui il produttore si assume la responsabilità di fronte ai consumatori e alla legge. In questo modo il buono si relativizza e nella valutazione finale si dà spazio alla sostenibilità, alla naturalità, all’equità sociale. Si aprirebbe, insomma, un nuovo percorso, l’unico in grado di portare l’universo vino in un contesto meno autoreferenziale, meno ambiguo, meno indifferente, se volete, ai grandi temi che l’agricoltura sta vivendo.” Siamo forse all’inizio di una grande rivoluzione ?

Calisto 2005

Tra pochi giorni imbottiglieremo il Calisto 2005, sicuramente un’annata difficile, che ci ha costretto ad una gran mole di lavoro, soprattutto in vigna, dove in vendemmia si è selezionato tantissimo per poter mantenere alta la qualità di questo vino.
Il risultato a noi sembra molto buono pur nella scontata diversità e particolarità rispetto alle altre annate prodotte e pensiamo che quando fra circa un anno sarà in commercio saprà certamente farsi rispettare.
Per chi non vuole aspettare tutto questo tempo c’è ancora dell’ottimo Calisto 2004.