Consigli contro natura

Succede, qualche volta, che venendo a sapere che sono un produttore di vino, qualcuno mi chiede qualche consiglio su come lavorare in vigna per ottenere un prodotto migliore. ‘E successo qualche giorno fa all’azienda agricola di Fabio a Dovadola, un posto bellissimo del nostro appennino a pochi chilometri da Castrocaro Terme, 150 ettari a circa 300 m. s.l.m., con vacche e vitelli di razza romagnola, cavalli da salto, pecore e capre varie e naturalmente una vigna di Sangiovese di sei anni. A parte i sesti d’impianto effettivamente un po’ troppo larghi il resto era una bellezza: esposizione in pieno sud con orientamento dei filari nord-sud, terreno calcareo-argilloso un po’ sottile con tanta roccia sotto, potatura a guyot, poca vigoria quindi poco legno, inerbimento nell’interfila e lavorazione meccanica sotto le viti, nel 2006 la produzione per ettaro è stata di circa 50 quintali con un grado alcolico potenziale di 13°,70. Insomma tutto quello che un produttore vorrebbe per portare in cantina un’ottima uva senza poi doversi sforzare più di tanto, dato che, per esempio, non viene fatto neanche il diradamento. Il problema è che essendo la fossa di scarico di una cantina sociale la destinazione finale di tutto questo ben di Dio, i consigli non dovevano essere finalizzati ad un miglioramento della qualità ma ad un sostanzioso aumento della quantità di uva prodotta, che nel caso specifico è anche impresa ardua data la naturale vocazione alla qualità. Peccato, un’altra occasione persa per fare del buon vino.

Pubblicato da Stefano Berti

vignaiolo

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