Splendidae mendax ( ovvero sui vini naturali)

Proprio ieri mi è arrivato un invito di Porthos Enologie a partecipare ad un incontro a Milano dal titolo quanto mai chiaro:”I vini naturali”. Io di solito sono piuttosto calmo e tendo a non reagire d’impulso ma adesso questa storia mi ha un po’ seccato (rotto, stancato, alterato, irritato). L’aggettivo “naturale” deriva dal termine “natura” che come da definizione del vocabolario Treccani significa “il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate non capisci un tuboche presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi”. Quindi una volta che siamo d’accordo su questa cosa, direi piuttosto inconfutabile, non mi sembra che al prodotto vino possa essere accostato l’aggettivo “naturale”, oltretutto mi sembra che già al vigneto sia impossibile attribuire questo titolo visto che per la sua realizzazione è assolutamente necessaria la mano dell’uomo, quindi se non possiamo chiamare così l’uva non vedo perchè dovremmo farlo col vino che è un prodotto derivato. A questo punto vorrei quindi rivolgere un appello e fare contemporaneamente una minaccia: invito a non aggettivare più il vino come “naturale”, chiamatelo biologico, biodinamico, ultraterreno, spirituale, cosmico, originario, sincretistico, figlio della terra, selvaggio, libero, gaio, etc … insomma usate la fantasia come più vi piace. La minaccia invece è che chi non seguirà questo mite e amichevole consiglio sarà denunciato al Gran Giurì dell’Accademia della Crusca per vilipendio e grave offesa della lingua italiana e per uso e abuso di termini impropri con l’aggravante di concorrenza sleale violenta e continuata a danni di terzi. Non stiamo scherzando e non dite che non vi avevamo avvertito.