La differenza tra il vivere e il morire

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La prima sanzione comminata dall’Autorità antitrust a una catena della grande distribuzione (Coop) dopo il ricorso presentato da un grossista (Celox Trade), ha riacceso i riflettori sulle pratiche scorrette che spesso caratterizzano i rapporti commerciali con le grandi insegne distributive, in particolare sul rispetto dell’art. 62 della legge n. 27/2012 che disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari. Il caso non è che la punta di un iceberg di problemi causati, come ha verificato la stessa Autorità antitrust in un’indagine conoscitiva sul fenomeno pubblicata nel 2013, dall’estrema debolezza dei fornitori di fronte a una serie di pratiche commerciali scorrette messe in atto da alcuni distributori grazie alla loro posizione di forza.

Quando si esercita una esagerata pressione economica sui fornitori, non solo si utilizzano pratiche commerciali scorrette, ma si vanifica la possibilità stessa di creare filiere virtuose, quindi senza lo sfruttamento dei lavoratori o lo scadimento della qualità dei prodotti che mette a rischio la loro sicurezza e quella dei consumatori. Una filiera può essere veramente “virtuosa” solo se si immettono nel sistema risorse sufficienti. Non si tratta di grandi cifre, ma di pochi centesimi al chilogrammo che, per un’impresa, fanno la differenza tra vivere e morire.
(L’Informatore Agrario)

Pubblicato da Stefano Berti

vignaiolo

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