“… ma già nel 1997 sperimentai la gestazione del mosto in anfore georgiane, trattate con cera d’api e interrate come si fa da cinquemila anni.
Il vino simile ad un feto ha bisogno del ventre materno, di un utero per poi passare in grandi botti, crescere nell’arco di sette anni e continuare a viverne in bottiglia altri quarantanove. Mettere prima il vino nell’anfora permette a questo di respirare e fermentare alla temperatura costante della terra, senza l’aggiunta di lieviti che equivalgono ad una fecondazione artificiale.
Se la vite sta alla terra il vino sta alla terracotta, all’anfora e quindi ancora alla terra.”
Così parlò Josko.