“Non c’è mai stato, almeno che io ricordi,un momento d’oro per la Romagna. Tutte le regioni italiane hanno vissuto, chi prima chi dopo, una fase felice, un breve passaggio sotto la luce dei riflettori. Qui invece se si escludono tre, quattro aziende ormai pienamente consacrate dalla critica, gli altri produttori per quanto capaci, rimangono ottime specialità locali, nel senso che sono apprezzati entro i ristretti confini della regione ( e talvolta della propria provincia) . Quindi un sondaggio per rilevare qual è l’immagine della Romagna del vino, oggi, dopo tutti i progressi compiuti negli ultimi dieci anni, dimostrerebbe propabilmente che per l’opinione pubblica media questo pezzo di terra posto tra l’Appennino Toscano, la Pianura Padana e l’Adriatico, è ancora un’immensa struttura balneare dove si mangia piadina e si beve “sanzves” di quarta gamma. Per fortuna l’immagine non è tutto. Qualche volta conta la sostanza, e devo dire che in quanto a sostanza il Sangiovese di questa regione ha poco da invidiare a chiunque. A volte così caliente da ricordare il “tipo” romagnolo più stereotipato ( ma che in fondo esiste): materiale, macho (leggi birro), con quel tannino ruvido e quell’espressione priva di mezze tinte. Ma nelle mani più sensibili, quelle più capaci di educarlo, di rifinirlo, di insegnargli le buone maniere, è anche in grado di tirar fuori le sfumature, l’espressività e l’armonia del grande vino. “
Dallo Speciale sul Sangiovese di Romagna di Francesco Falcone by Enogea n. 37
Cit. “…devo dire che in quanto a sostanza il Sangiovese di questa regione ha poco da invidiare a chiunque.”
Che il bravo Francesco lo vada a spiegare ai soloni che parlano di vino romagnolo senza mai e ripeto MAI essere andati da alcun produttore; e, conseguentemente, senza mai aver assaggiato vini dalle botti, bottiglie di annate vecchie, scambiato idee, criticato anche in presenza del produttore stesso (e per critica la intendo ovviamente costruttiva, non “questo vino fa cag#@e” e basta) etc, etc.
Qualche cosa sul ns. sangiovese:
A – Bisognerebbe cercare di raggiungere la maturazione ottimale senza avere 15 e passa di alcol svolgibile. Come fare? Quest’anno diraderò un po’ meno sperando nella stagione clemente, non in un 2010 o un 2005 per capirci.
B – Per le riserve, vedrei bene invecchiamenti più lunghi (3 anni) e poi affinamenti lunghi anche in bottiglia e poi via barriques e tonneaux, ma botti di capacità di almeno 10 hl. Suona strano questo detto da me, vero? Con la pazienza e i tempi degli “agricoli” ho capito che il sangiovese necessita di tempi lunghi per “uscire fuori sul serio”. l problema è che (almeno io) non siamo attrezzati per tenere 4 anni in casa un vino…..
Ad esempio, qualche settimana fa ho aperto una bottiglia di Monte Brullo ’06, e mi è venuta un po’ di stizza nel senso che avrei dovuto cominciare a commercializzarlo adesso…..ma chi ha il posto? E poi come faccio a rientrare con le spese? Vabbè che adesso con l’enorme quantità di vino che vendiamo 🙂 gli affinamenti lunghi in bottiglia arrivano per forza 😦
C – Mi ricordo che lessi tempo fa un’intervista ad un prof. dell’università di Milano che diceva che a Montalcino, negli anni ’70, quando furono fatti molti impianti e c’era parecchia richiesta di Barbatelle, alcuni produttori vennero da noi ad acquistarle…..beh, uno disse “per fortuna che ho acquistato le piante in Romagna, sono cloni di una qualità assoluta!”.
Quindi dobbiamo rimboccarci ancor di più le maniche e valorizzare al meglio il “tesoro” che abbiamo per le mani….il problema è che in Romagna “arriviamo sempre lunghi”…..
D – Un’ultima cosa: per fare il Sangiovese di qualità non è necessariamente obbligatorio avere sabbia e sassi…..lo si vada a chiedere a certi produttori a Montalcino che sotto hanno l’argilla…….il problema è che da noi, dove c’è sotto ai piedi l’argilla, si rischia troppo spesso la sovramaturazione con annessi e connessi, cioè ph spesso che si avvicinano come parametri a quelli dell’acidità totale (!), alcol a dismisura etc etc
Dopo questo romanzo, mi piacerebbe sentire i commenti di Joao (Solarolao/Romagnolao) e anche di altri……
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Cari i miei 88 e 87 punti …e non sò se mi spiego..anzi non sò se mi capisco!!Il problema non è se tenere tanto un vino a casa ma è quando cazzo me lo pagano…a parte gli scherzi, visto cari i,miei romagnoli sburoni che chi persevera alla lunga arriva,l’importante è non fare avere il vino ai critici sbagliati. Il buon Falco è bravo ,già dimostrato con punteggi su Lambro..ma tanto che ve lo dico a fare che il vostro vino non spuma 🙂 🙂
Tornando seri ho già capito che il prossimo vinitaly per passare dal Maestro bisognerà prendere l’appuntamento.ciao GP
P.S. BRAVI
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Joao Solarolao mi ha incaricato di riferire quanto segue: 1) il Falco non e’ bravo. E’ bravissimo. Quindi non dovete suicidarvi. Almeno non singolarmente.
2) l’unico problema del sangio romagnolo non sta nel vino ma nei romagnoli.
3) quando tutto il globo terraqueo sara’ global, resterà un unico luogo non global: la Romagna e forse un po’ di Emilia. A quel punto i problemi del vino saranno gli ultimi.
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