Sull’ultimo numero de “Il corriere vinicolo” si spiega come entrare coi propri prodotti nelle grandi catene alberghiere cinesi usando metodi molto tradizionali.
“Come funziona la fornitura di food & beverage in queste grandi strutture? Chi decide? Cosa c’è nelle carte dei vini? E il cibo, è fatto di ingredienti di origine o di specchietti per le allodole? Domenico Patruno è un analista privilegiato: dopo aver lavorato per anni come primo chef in grandi strutture internazionali ora dirige il suo fortunato Ristorante Nolita a Shanghai, e dunque non ha policy da rispettare. Le sue parole però sono rassicuranti: “La cucina italiana all’estero nei grandi hotel è quella vera, fatta come se si fosse in Italia, se non addirittura con più attenzione. I prodotti vengono tutti dalle zone di origine. Ho lavorato per Hyatt, per Princess Cruise e per Starwood (al Westin di Shanghai), e in tutte e tre le compagnie ho trovato concept diversi ma sempre all’insegna della professionalità. Gli chef dei ristoranti italiani sono sempre connazionali, a meno di strutture nel profondo entroterra cinese, come Lanzhou o Nantong, dove è difficile che un piemontese o un siciliano accetti di trasferirsi, e gli ingredienti sono quelli del nostro Paese”. Per questo i prezzi sono quasi sempre un 30% più alti che negli altri ristoranti. Le decisioni su quale supplier puntare, e quale ingrediente comprare o quale vino mettere in lista di solito vengono prese nell’headquarter della struttura, dunque nei grattacieli di Pechino o Shanghai. La casa madre serve una paletta possibile di nomi, all’interno di essa poi il restaurant manager e l’F&B director del singolo hotel fanno la loro scelta customizzata. Nel Nord della Cina, per esempio, anche a causa del clima rigido, si tende a bere vino un po’ più forte, tannico e robusto, dunque i responsabili del ristorante locale, all’interno del portfolio fornito dalla casa madre, sceglieranno questa tipologia di etichette. I colleghi del Sud invece opteranno per vini di beva più facile. Dunque gli uomini chiave anche nelle grandi strutture alberghiere saranno sempre il restaurant manager e l’F&B director. Non a caso spesso questi vengono omaggiati con “hongbao” (letteralmente “busta rossa”, la consolidata abitudine di dare un pourboire in denaro), o con dei coupon viaggio per fare un po’ di vacanza gratis. Ma ovviamente questo si deve dire sottovoce. In merito alla politica dei prezzi: di solito la casa di distribuzione fa uno sconto tra il 2 e il 5% al procurement center dell’hotel. Poca roba. Più che sconti si tende a fare bonus in regali come bicchieri, box, oggetti del marketing.”