“…Per diversi comparti agricoli, in particolare quelli basati su commodity, l’imprenditore può fare ben poco per modificare i prezzi dei propri prodotti: questi sono stabiliti dai mercati internazionali e non ci si scappa. Ma per coloro che operano in nicchie più o meno grandi di mercato, che realizzano prodotti differenziati o specialità alimentari, in effetti qualche margine di manovra sui prezzi c’è, soprattutto se l’imprenditore in questione ha fatto la scelta di accorciare almeno in parte la filiera. In questi casi il consiglio è di cercare di non abbassare i prezzi. Potrà sembrare un’affermazione controcorrente: in periodo di crisi, infatti, si suggerisce di venire incontro alle ridotte capacità di spesa dei consumatori diminuendo i prezzi e cercando di acquistare nuove quote di mercato. In realtà, quasi mai il taglio dei prezzi porta a conseguenze positive per il produttore agricolo. La mossa viene spesso imitata dai concorrenti più prossimi con il risultato che tutti perdono una quota dei profitti senza aumentare i volumi di vendita. Inoltre il sacrificio del produttore agricolo a volte non viene neanche percepito dal consumatore finale, in quanto il valore cui rinuncia l’agricoltore è incamerato dai successivi passaggi della filiera. Infatti nel caso dei prodotti agroalimentari di alto pregio, occorre difendere un principio generale: la qualità costa a chi la fa e, di conseguenza, va fatta pagare al consumatore. Chi sceglie la strada della qualità ne deve essere assolutamente consapevole. Vendere a basso prezzo i migliori prodotti della tradizione agroalimentare italiana è un crimine: si fa del male ai bilanci della propria azienda e al made in Italy nel suo complesso…”
Dal n. 28 de L’Informatore Agarario
Saggie parole….cosa dici aumento il prezzo del lambrusco???(scherzo)Ciao Gian Paolo
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Direi che il Collega Frascarelli ha affermato cose sacrosante: aggiungerei che la sua affermazione è tanto più veritiera e corretta se la si guarda nell’ottica, che ogni imprenditore degno di questo nome deve avere, del lungo periodo e non del breve termine. L’azienda va rafforzata, sempre: diminuire i prezzi dei prodotti di qualità non fa che indebolirla.
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