Vini ad arte 2008 visto dal Convito di Romagna

Vini ad arte 2008: crescono bene i vini della Romagna

Molto pubblico. Oltre mille tra appassionati del buon bere, operatori del settore, enotecari, giornalisti e chef, hanno animato la due giorni dedicata dal Convito di Romagna ai grandi vini del suo territorio. Un’occasione per fare il punto sui vini della regione e sulle prospettive dell’enologia romagnola.

Vini che esprimono uno stile definito, il carattere del proprio territorio, raggiungendo spesso livelli di assoluta eccellenza, sono le valutazioni più importanti emerse dalla terza  edizione di Vini ad Arte la manifestazione organizzata ogni anno al Museo Internazionale della Ceramica dal Convito di Romagna. Dopo due giorni di degustazioni e confronti giornalisti, chef, critici ed esperti d’enologia sono stati concordi nel sottolineare i passi avanti compiuti dai vini della Romagna, nei confronti dei prodotti degli altri grandi terrori italiani, primi fra tutti Piemonte e Toscana. A trainare il movimento enologico della regione sono le otto aziende del Convito (Tre Monti, Calonga, Zerbina, La Palazza, Ferrucci, Morini, San Valentino e San Patrignano) grazie alla loro espressione più tipica e importante: il Sangiovese vinificato in purezza.

“La Romagna è un territorio perfetto per la coltura di questo vitigno e la sua notevole estensione territoriale, da Imola fino al mare di Rimini, consente di trovare nei Sangiovese piena rappresentazione delle differenze climatiche e dei terreni dove sono impiantate le viti” – ha spiegato Gianni Fabrizio, insieme a Gigi Piumatti curatore della guida ai vini d’Italia del Gambero Rosso – Slow Food – una caratteristica che condivide con la regione del Chianti Classico, area geografica altrettanto estesa o con il Brunello di Montalcino, il quale risente in modo significativo della posizione e dell’orientamento geografico dei suoi vigneti.”

Fabrizio dopo una lunga degustazione, durante la quale ha assaggiato non solo le etichette del Convito di Romagna, ma anche quelle degli altri produttori emergenti della regione, si è augurato una ancora maggiore apertura al confronto e allo scambio d’esperienze con gli altri produttori italiani e di Paesi come la Francia. “Per fare grandi vini occorre una grande cultura e apertura, conoscere ciò che si fa in Francia piuttosto che in Piemonte – ha aggiunto Fabrizio, costatando con piacere la presenza a Vini ad Arte dei grandi barolo di Castiglione Falletto – in Romagna alcuni produttori del Convito si muovono in una direzione precisa: tipicità e qualità. Mi auguro sia seguita anche da altri. I vini del Convito hanno ormai uno stile chiaro e inconfondibile. Può essere più austero e duro per i Vini d’Imola e Faenza, più morbido e vellutato per quelli di Rimini.”

Commenti positivi anche da parte del massimo esperto internazionale di vini italiani, lo statunitense Daniel Thomases, curatore della guida del Veronelli, firma del Sole24 ore, per anni al fianco del suo connazionale Robert Parker, uno dei “guru”  dell’enologia mondiale sulle pagine di Wine Advocate. “Seguo la Romagna e i suoi vini fin dagli anni ’80 e devo dire che il miglioramento avvenuto negli ultimi 10 anni è evidente – ha dichiarato Thomases – grazie a nuove vigne, nuove impianti, in questo territorio oggi nascono grandi uve: la base d’ogni grande vino.” “Si è passati da grandi rese per ettaro con uve destinate a prodotti di bassa qualità, ad una politica di basse rese e alla ricerca d’eccellenza da parte di molti produttori, come nel caso del Convito – ha continuato Thomases – sia loro che le altre aziende devono essere orgogliose della qualità raggiunta, ma devono stare attenti a non seguire troppo “le mode” e ad utilizzare con attenzione le tecniche di vinificazione.” Riferimento evidente all’uso fin troppo esteso dell’invecchiamento in botti e barrique di rovere, con il rischio di appiattire e uniformare le caratteristiche di ogni vino. “Il sangiovese non è un vitigno facile, ma se lavorato nei giusti modi è un grandissimo vino – ha concluso Thomases – anche e soprattutto in purezza, senza cioè aggiungergli percentuali di altre uve come il Cabernet.” Anche questo, spesso visto come un inutile omaggio alla moda o a ciò che si pensa sia più richiesto dal mercato.

E tutti gli esperti presenti, tra cui anche Gigi Bruzzoni, compagno di scoperte e valutazioni enologiche di Thomases, sulle pagine del Veronelli, concordano su quella che è considerata la nuova direzione del mercato dei vini. Da una parte vini semplici, di facile beva, Gianni Fabrizio li definisce senza alcun accento negativo “vini bevanda”, cioè capaci di incontrare i gusti di un largo numero di consumatori e di stare sul mercato con prezzi assolutamente competitivi. Vini, quindi, con bassa gradazione alcolica, pronti in poco tempo e senza lunghi periodi di invecchiamento. Dall’altra i “cru”, vini che esprimo senza compromessi e puntando all’assoluta eccellenza, identità e storia del territorio insieme allo stile di ogni produttore.

Infine, è da rilevare anche l’ottima partecipazione di pubblico a Vini ad Arte 2008. Sono stati più di 500 gli appassionati del buon bere arrivati al Mic nel pomeriggio di domenica 20. Mentre, altrettanti operatori del settore hanno animato la giornata successiva, lunedì 21, tradizionalmente riservata a enotecari, commercianti e chef.

Pubblicato da Stefano Berti

vignaiolo

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