L’analisi è di Claudio Bertuccioli, del servizio tecnico della Cia riminese, che ha descritto l’evoluzione di un comparto con radici solide sul piano produttivo e della tradizione, ma che non esprime le potenzialità sul piano commerciale. «La diminuzione della superficie a vigneto – ha spiegato – è andata di pari passo con due fenomeni di tipo socio demografico ed economico: il calo delle aziende è stato accompagnato dall’abbandono della coltivazione, tradizionalmente legata agli imprenditori più anziani. Dalla metà degli anni 90, inoltre, i principali gruppi cooperativi che intercettavano oltre il 50% della produzione vitivinicola sono entrati in un vortice di criticità finanziaria, che ha visto un progressivo indebolimento della struttura patrimoniale e un’inevitabile ripercussione sui prezzi di liquidazione delle uve». L’uva Sangiovese idonea alla produzione di un vino a Denominazione di origine è passata da una quotazione di 47,30 euro nel 2002 a 25,11 euro nel 2009, ultimo anno completamente liquidato ai soci. «Se consideriamo una resa media per ettaro di 120 quintali, la produzione lorda vendibile nel 2009 è stata di 3.000 euro ad ettaro, contro i 5.676 del 2002. Non tutto, però, è negativo – ha concluso Bertuccioli – perché accanto ai vigneti scomparsi sono sorte imprese vinicole che hanno adottato nuovi criteri di coltivazione, più rispettosi dell’ambiente e più attenti alla qualità del prodotto finito»
By Caudio Ferri sul V° Forum Nazionale Vitivinicolo organizzato dalla CIA a Rimini il 5/12/2011. Da Agricoltura n.1/2012