Va a finire che il Ministro Catania quatto quatto riesce davvero a far passare l’Art. 62

… ieri sera alla Commissione Industria del Senato l’art.62 del decreto liberalizzazioni, è passato quasi indenne attraverso il fuoco tutt’altro che amico degli emendamenti presentati dai parlamentari sensibili alle ragioni della Gdo. Resta la forma scritta del contratto (per evitare che si cambino le carte in tavola) come prevedono, tra l’altro i regolamenti europei, e restano i termini di 30 e 60 giorni (rispettivamente per i prodotti freschi e conservati) con l’unica differenza che si contano dalla data di presentazione fattura (non dalla data di consegna della merce). Unica concessione: le nuove regole entrano in vigore tra sette mesi e questo anche per dare il tempo al Mipaaf di preparare un decreto applicativo a prova di qualsiasi obiezione e di qualsiasi ricorso. Perché la Gdo venderà cara la pelle. E lo ha confermato stamattina lo stesso ministro Catania che, annunciando al workshop di Ismea e Unioncamere su “Credito & Agricoltura” il buon esito del voto in Commissione (domani il testo va in aula) non ha nascosto le sue preoccupazioni e ha rivelato alcuni particolari molto istruttivi sull’iter parlamentare dell’art. 62: “Quando ho visto la reazione dei lobbisti della Gdo,  Federdistribuzione e Lega Coop, mi sono davvero allarmato. Se fosse passato quell’emendamento sul “diverso accordo tra le parti” tutto il potenziale innovativo della riforma, forma scritta e termini perentori di pagamento, sarebbe stata cancellata. Debbo confessare che ho fatto un gran lavoro: ho parlato e riparlato con il relatore e con tutti i membri della Commissione di Palazzo Madama. E rifarò lo stesso alla Camera”. “Non sono un nemico della Gdo” conclude Catania “ma il mio compito è difendere i produttori agricoli in una fase difficile dell’economia. Se sono vere le cifre che ha fornito Conad l’art.62 libera 3 miliardi di euro di cash flow a vantaggio dei fornitori agricoli. Per questo vigilerò anche alla Camera”.

By Gambero Rosso

Pubblicato da Stefano Berti

vignaiolo

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