Enotecari e ristoratori morosi

Fra i clienti che abbiamo un 60 % paga regolarmente, il rimanente 40 % paga a 120 gg, 180 gg, 240 gg ed anche a 360 gg, tanto per non farci mancare niente: in pratica è la sagra dell’assegno post datato. Noi i nostri fornitori li paghiamo a 30 gg, 60 gg e 90 gg quando va grassa e guai a sgarrare. Questo malcostume è sicuramente frutto della calata di braghe dei rappresentanti nel momento in cui il mercato ha smesso di tirare, di alcuni grossi produttori che pur di non rimanere bottiglie in cantina hanno svenduto e fatto da banca ai clienti, ma soprattutto di enotecari e ristoratori (il 40%) che non sapendo fare il loro mestiere hanno iniziato a fare la politica del ” se mi vuoi vendere il vino le condizioni le faccio io se no ciao, che di vino come il tuo ne trovo quanto ne voglio”.

Francamente non è bello.

Pubblicato da Stefano Berti

vignaiolo

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4 commenti

  1. No, non è prorio bello ! E purtroppo è una regola diffusa anche in tanti altri settori. Spero che la “freccia” che hai scagliato stimoli qualche commento infervorato. bye

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  2. Io credo che sia necessario cercare di vendere direttamente al consumatore finale, sia attraverso internet (e la tua scelta di aprire un blog è foriera di ulteriori sviluppi), sia attraverso serate organizzate ad hoc in ristoranti, vinerie (nei posti giusti può dare molte soddisfazioni). Ormai il lavoro del produttore di vino non si può limitare solo alla vigna e alla cantina…
    Complimenti per il tuo blog, sono molto contento quando vedo un produttore attento a questo mezzo di comunicazione.

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  3. Ho affrontato questo argomento più di una volta, anche nel blog. Quello che dice Vittorio è giusto da una parte, ovvero che c’e’ una sempre crescente necessità di comunicare direttamente al consumatore finale, ma non giusto se questo vuol dire che dobbiamo abdicare la speranza di arrivare ad un mercato “normale”.
    Io credo che in Italia nel commercio viviamo un situazione incredibilmente anomala rispetto al resto del mondo civile. E’ una condizione anche dovuta a condizioni di asfitticità e poca liquidità dei mercati, ma sopratutto è una condizione mentale, una malsana abitudine. In nessuno dei paesi esteri dove normalmente esportiamo i vini sarebbero immaginabili pagamenti come quelli che dobbiamo sopportare, con in più la consapevolezza che il recupero del credito sarà almeno, come minimo, al 50 % impossibile e costerà più del debito stesso.
    Alcuni esempi? In USA, in molti stati, se non paghi regolare (il che vuol dire di solito 30 gg) entri in una lista dello Stato di clienti morosi, e diventa illegale per tutti i fornitori venderti merce. In paesi scandinavi se non rispetti i pagamenti ti fanno chiudere il locale per un numero crescente di giorni. In quasi tutti i paesi le procedure di recupero coatto sono molto più veloci ed efficaci delle nostre.
    E’ imperativo, pena la sopravvivenza di molte imprese e il relegare il nostro paese alla serie C ì, che la situazione cambi. Come sempre, è solo e soltanto la volontà di farlo o meno a fare la differenza, i metodi ci sono, e negli altri paesi funzionano. Oppure si deve credere che siamo un Paese anomalo e condannato a restare tale.

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